Eccoci alla seconda puntata del nostro avvincente soggetto! L’attesa è finalmente finita, cari lettori… buona lettura!!
Riassunto della prima parte: Alessandro, famoso produttore di reality televisivi, cerca una nuova idea per rilanciare il suo ultimo programma, Il bunker, a rischio chiusura dopo tre mesi per lo scarso gradimento. La trova: chiede alla produzione di inserire un nuovo concorrente, Mario, colpevole di aver ucciso un bambino con l’auto cinque anni fa. Il piano di Alessandro è semplice e diabolico: far incontrare Mario con Pietro, uno dei concorrenti, a cui cinque anni prima hanno ucciso il figlio in un incidente d’auto…
È mattina presto nel bunker. Le luci artificiali stanno svegliando uno alla volta tutti i partecipanti. Riccardo apre gli occhi. Accanto a sé ha Caterina. Il ragazzo si alza, va verso la cucina per prepararsi un caffè. Pietro è al periscopio, il suo unico contatto verso il mondo esterno. Riccardo gli va vicino; Pietro fa un sussulto, poi si volta, saluta il ragazzo, parlano un po’. Pietro informa Riccardo che c’è uno strano movimento fuori dal bunker: le porte sono aperte, e la sicurezza è raddoppiata rispetto ai giorni scorsi.
Ho avuto l’ok di Mario. Entrerà oggi stesso. Lo so che sono pochi, sette giorni è un tempo relativamente breve per scatenare il mio folle ma necessario progetto. La produzione è stata integerrima: vuole un ascolto tale da raddoppiare lo spazio pubblicitario, adesso carente, ma non è convinta di questo nuovo ingresso. Pensano che sia sempre lo stesso concorrente belloccio che gioca a fare il figo.
La convivenza tra i ragazzi non sembra essere poi cambiata così tanto. Riccardo e Caterina a malapena si sono accorti del nuovo concorrente, assorti come sono nella loro storia d’amore. Michele è indifferente come suo solito. Sara tenta un timido approccio: Mario è un bel ragazzo, lei non nasconde la sua voglia di infilarsi sotto le coperte con lui, anche perché il periodo d’astinenza inizia davvero a farsi sentire. Un approccio che però rimane sempre in sospeso: Mario è discreto, sì, ma non è il suo tipo, e inoltre incarna ciò che ha sempre odiato in un uomo. A stringere un maggior legame di amicizia è Pietro. L’età così ravvicinata fa subito entrare in sintonia questi due uomini. Non so se questa sia una cosa positiva o negativa, sicuramente è una cosa interessante e alquanto inaspettata. Dopo pochi giorni di convivenza, comincio a mettere il mio maligno zampino: con lo scopo di far conoscere il nuovo concorrente agli altri, lo sottopongo a un gioco che indaga nel suo passato.
Ma è durante la sera stessa in cui viene organizzata la pizzata nella casa che i ragazzi si ritrovano nel confessionale per fare la spesa. Un ulteriore indizio di chi sia realmente Mario se lo è dato da solo, chiedendomi davanti agli altri un cartone di birre scure. Pietro lo guarda, forse inizia a sospettare qualcosa; o forse è solo la mia ossessione, in realtà so che è ancora troppo presto.
Seppur presente da pochi giorni, Mario è l’anima della serata, si ubriaca e arriva persino a vomitare sul pavimento, suscitando l’ira dei presenti. Il meccanismo machiavellico si protrae di giorno in giorno. Con il passare delle giornate semino sempre qualcosa di più per portare Mario e Pietro a scontrarsi. Mario, in meno di una settimana, sembra essere già odiato da tutti. Adesso accende un sigaro all’interno della casa. Caterina si lamenta e ovviamente Riccardo va a prendere le sue difese. Per poco non scatta una rissa; Mario non si tira indietro: “Non hai idea di cosa sono in grado di fare”, ribatte con cattiveria. Io, ovviamente, ho l’ordine di intervenire. Le leggi sono chiare, all’interno del bunker non si può fumare; ci sono appositi spazi per quello. Ma aspetto qualche secondo. L’odore del sigaro attraversa anche gli specchi, fino a giungere nella mia stanza. Odoro profondamente; poi, quando mi riprendo, invito Mario nel confessionale e lo obbligo a non fumare mai più fuori dagli spazi muniti di aspiratore, pena l’esclusione dal gioco.
Col cazzo che lo farei realmente. È la mia attrazione principale.
Il tempo stringe, mancano due giorni alla diretta, così decido di dare una brusca accelerata agli eventi. Riuscire a tirare fuori qualcosa a Pietro è difficile, se c’è qualcuno che può cedere e mostrare il vero lato del passato è Mario, che rispetto alla freddezza del padre della vittima si dimostra sempre impulsivo. Ogni giorno che passa Pietro, grazie ai miei giochi di abilità, sembra davvero cominciare a sospettare qualcosa; ma finge di nulla, è un carattere freddo. Eppure si sa che si sarebbe preso la sua vendetta, se solo si fosse trovato davanti quell’uomo che cinque anni fa gli ha rovinato la vita.
È lunedì mattina, quando Riccardo trova una foto sul tavolo. Una strada alberata. Frenate per terra. Un sigaro accartocciato. Pietro la afferra in mano. Mario si sta bevendo la prima birra scura della giornata; neanche si interessa della foto. Solo vedendo Pietro sconvolto, si alza e gli va incontro. L’uomo è in lacrime, inutili i tentativi di farlo parlare; si isola, troppo forte il dolore. Mario rimane impietrito davanti all’immagine. Quasi senza pensarci confessa agli altri che lui, cinque anni fa, è stato vittima di un incidente che gli ha cambiato la vita. Ha investito un bambino. Era buio. Poi, accorgendosi di aver parlato troppo, afferra una bottiglia di birra scura e se ne va nella sua camera.
Tutto va come mi aspettavo. Adesso devo solo temporeggiare. Fino a domani sera, la sera della diretta, la diretta che può cambiarmi la carriera.
(fine della seconda parte)
Nessun commento